Circondato da incognite: lettera di un paziente.

Circondato da incognite: lettera di un paziente.

Arrivai per caso a Nadia, in un momento ben preciso della mia vita durante il quale mi sentivo circondato
solo che da incognite
. Tuttavia, quando ci sente torchiati da sentimenti “malati” o inquietudini avverse non si è mai nelle migliori condizioni per individuare qualcuno a cui affidarsi.


Nel mio caso mi sentivo attanagliato da sensazioni contrastanti. Un coacervo disordinato di emozioni
discordanti e relative a una posizione lavorativa fragile, una famiglia arcaica e ottusa, una relazione solo
apparentemente stabile ed equilibrata e scheletri del passato che emergevano come lame arrugginite dalla sabbia rovente sulla quale camminavo.


In un novembre appannato dalla nebbia non sono più riuscito a sopportare la quotidianità, cosicché mi
sono messo alla ricerca di un “compagno di viaggio” che potesse mettere in discussione il percorso che
avevo maturato nonché la strada che avevo d’innanzi. Ma di chi fidarsi? A chi affidare l’intimità deturpata? Con chi mettersi a nudo sapendo che dalla tua avresti comunque degli amici che con fare beffardo ti concederebbero la più classica delle pacche sulle spalle?
Mi riversai nel web per scovare qualcosa di diverso. Cercai un professionista capace di farmi una buona
impressione già dalla cura del proprio profilo, evitando nella maniera più assoluta il passaparola e i consigli di conoscenti bontemponi. Non ne parlai con nessuno. Lo esclusi a priori. Giunsi a Nadia poiché mi colpì la fermezza che imponeva la sua immagine profilo. In altre parole: andai a sensazione.
Il primo approccio con Nadia nel suo studio fu incredibile. Uno di fronte all’altro in una cornice di sana e
formale compostezza. Durante le presentazioni di rito mi appariva rigida e poco incline a dissolvere la mia tensione. Seduta nella sua seggiola, manteneva posato su di me il suo sguardo acuto e potente, in attesa di essere inondata dalle mie vicende.
Alla fatidica domanda “perché ci troviamo qui?” ho iniziato la parafrasi della mia vita. Come un fiume in
piena che fa pressione sugli argini ho rigurgitato paure, tensioni e tutto quanto lacerava le mie certezze. Mi ascoltava Nadia, e prendeva qualche appunto. Sembrava schematizzare il mio racconto senza scendere troppo nei dettagli.
Poi, come il mastro vetraio lavora il vetro, suadentemente mi fece il punto della situazione, lasciandomi
impressionato. Parlava concisa Nadia. Brevi e ben strutturate frasi, con il fine di trasmettermi fin da subito un minimo d’ordine dopo essermi privato delle mie zavorre.


“Se deciderai di intraprendere un percorso me, ci muoveremo in quota – disse Nadia – a sufficiente distanza dal calore della sabbia intrisa di lame nelle quali ti sei smarrito. In quota la prospettiva sarà migliore.”


Da quella esclamazione, intraprendemmo un maestoso viaggio assieme, camminando in principio appaiati e poi, quando si dissolse quella miopia che mi escludeva sagome e contorni, in serena e ritrovata autonomia.
Un viaggio genuino ma non scevro di contrasti sulle visioni di certe tematiche; sempre rispettoso ma con intimi particolari che, ad oggi, solo con Nadia ho condiviso.

A Nadia quindi un grazie e un augurio di mantenere sempre la forza che impartisce e che la
contraddistingue. Poi un auspicio. Possa Nadia trovare sempre comode scarpe, per camminare leggera a
fianco di quanti hanno troppe lingue pronte a giudicare e troppo poche orecchie disposte ad ascoltare.

Con affetto e stima
SC

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