Lettera aperta di autolesionismo

Lettera aperta di autolesionismo

nei suoi vari aspetti ossessivi – compulsivi, quelle terapie riuscite perchè si fa squadra.

Ho iniziato terapia perché avevo paura di socializzare, non lo capivo nemmeno, mi sentivo esclusa e semplicemente stavo da sola a scuola, a casa e con il periodo covid è stato sempre peggio. Mia madre poi si è accorta che mi tagliavo e lasciavo delle tracce, non mi interessava più di nulla, il mondo aveva perso colore e io non ricercavo più di tanto di colorare la tavolozza della vita.

Leggevo dei mattoni di libri che mi permettevano di stare a lungo chiusa in me stessa. Andavo a scuola, tornavo a casa e facevo il mio lavoro, studiavo  e poi leggevo i miei libri. Non avevo nemmeno più voglia di accarezzare il gatto, non avevo voglia di lavarmi e di vestirmi, curarmi, truccarmi.

I miei genitori mi hanno fatto incontrare Nadia, sono andata controvoglia, però poi in studio c’era Laika, un cane dolcissimo , lei mi è stata vicina tutta la seduta e voleva essere accarezzata da me. Nadia ha ascoltato le poche parole che ho detto e mi ha detto delle parole che ancora porto con me. Non mi ha giudicata, con lei potevo parlar dei miei libri e del mio mondo, con i miei tempi, come volevo e Laika è stata un punto importante con me, lei mi stava vicino … poi ho incontrato Jason e piano piano il gatto di strada si è affezionato e mi faceva le fusa.

Tutti loro si prendevano cura di me, senza giudicarmi e ho imparato a guardarmi con i loro occhi, le parole di Nadia mi entravano dolcemente dento la testa, capiva ed era interessata a quello che leggevo, potevo portare i miei libri, i miei pensieri, il mio mondo pauroso…lei capiva anzi no sentiva ☺. Ascoltava. Poi ho cominciato a leggere ciò che mi consigliava, anche i film, che percorso, trovava sempre qualcosa di interessante che mi faceva sentire e riflettere un mondo parallelo al mio, ma vero, profondo  anche quello, meno doloroso di ciò che io sceglievo .

Ho capito cosa mi faceva soffrire, piano piano i miei tagli non avevano più senso, non sentivo più quel “bianco senza emozione” che mi faceva voglia di tagliarmi.  Un giorno ho trovato questo in internet e gliel’ho portato: 

“Le persone che evitano il lavaggio e l’igiene personale potrebbero soffrire di un disturbo noto come “igiene personale evitante” o “negligenza igienica”. Questo comportamento può essere associato a vari disturbi psicologici, tra cui depressione, ansia sociale o disturbo ossessivo-compulsivo (DOC). Le persone che lottano con la cura personale potrebbero provare disagio emotivo o ansia riguardo al processo di lavaggio o al contatto con l’acqua e potrebbero evitare tali attività come meccanismo di coping. “

Nadia mi ha spiegato che coping significa che forse stavo  cercando di gestire il mio disagio emotivo o ansia evitando specifiche attività. Ad esempio, nel caso dell’igiene personale evitante, potrebbe essere una forma di coping ,il cercare di evitare il contatto con l’acqua o il lavaggio perché queste attività possono generare ansia o disagio emotivo.

Però secondo lei non avevo questo problema…semplicemente non capiva perché avevo bisogno di una diagnosi-etichetta….ha chiesto a me perché non riuscivo a lavarmi… 

E ho risposto che non lo sapevo , semplicemente non mi importava ma non mi creava ansia a  lavarmi. Lei mi ha detto la parola che più mi è entrata …scegli tu ciò che vuoi fare e con i tempi che ti servono, non cercare diagnosi che ti chiudono dentro una cella…quando avrai voglia di prenderti cura di te lo farai, intanto già che vieni qua ti stai prendendo cura di te… e piano piano ho voluto sempre andare lavata e pulita  a scuola e da lei…s enza obblighi e urla che ricevevo altrove..o insulti dai miei compagni…con dolcezza  e gentilezza mi ha fatto capire …cercavo gentilezza e invece tutti mi insultavano e io non capivo…non capivo più nulla… 

Invece Nadia non mi ha giudicata e mi ha insegnato a smettere di giudicare  me e  gli altri, cioè ora mi accorgo quando lo faccio ☺via via ho tolto anche i tagli e anche la paura di stare con gli altri, certo la mia timidezza rimane… ma ora ho il mio piccolo gruppo vado all’estero, mi sono diplomata, quel dolore enorme di “vuoto bianco” non lo sento più… ringrazio quei pelosi dello studio Laika, Athena , Jason… sono stati dolcissimi con me e ho imparato ad amare di nuovo il gatto della mia casa, la mia casa, i miei amici, la mia famiglia, il mio mondo ha ripreso colore…delle volte dipingo, è una attività nuova, nata in terapia , mi calma , creo il progetto come fossi ancora li in quello studio e decido prima di disegnare cosa voglio fare, creare quel progetto e poi metterlo giù, riuscire a farlo con i miei tempi e non perché deve essere perfetto, ma perché voglio che sia solo qualcosa che ho voglia di fare, è mio, il mio spazio, “fai le cose brutte ma falle, non fare le cose perfette”

Grazie Nadia ..la perfezione mi aveva distrutta e io la ricercavo nella imperfezione..due facce della stessa moneta…dovevo solo buttarla dalla finestra ☺

Un caro saluto dopo tanti anni…e Grazie A.

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