Oggi ho trentaquattro anni e sono qui per raccontarvi la storia della mia esperienza con il bullismo.
Tutto ebbe inizio quando frequentavo la scuola media. Cominciò all’improvviso e fu davvero un brutto colpo, ricordo ancora le lacrime che mi scendevano quando la sera ero coricato a letto e pensavo a quello che mi era accaduto al mattino.
Mi chiedevo come mai i bulli mi avessero preso di mira, per quale motivo mi ridicolizzavano e mi prendevano in giro, anche se non avevo fatto né detto loro nulla.
A casa raccontai subito tutto ai miei genitori, ma non fu una soluzione: insistevano perché andassi a parlarne con gli insegnanti e continuarono a ripetermelo, anche dopo, per tutta la durata del tempo in cui fui vittima dei bulli, ma non lo feci mai. E neanche loro andarono di propria iniziativa a parlarne con gli insegnanti, forse ritenevano che dovessi farlo io perché avrebbe fatto bene alla mia crescita personale.
Però avevo già attraversato delle esperienze in cui mi ero aperto troppo alle confidenze con gli insegnanti, questo aveva attirato delle ostilità verso di me da parte dei miei compagni di classe. Avevo già imparato che l’insegnante non è un membro della classe, ma sta sopra la classe e che la solidarietà tra compagni è importante. Non dissi mai nulla agli insegnanti dei miei problemi con i bulli, sia per questi motivi e in parte anche perché avevo paura.
Intanto gli episodi di bullismo andavano avanti, si riperpetuavano ogni giorno di scuola, compiuti sempre dalle solite persone, un piccolo gruppo di ragazzini della mia stessa età ma di un’altra classe. Mi avevano preso di mira e si divertivano a tormentarmi. Davanti a loro non ero in grado di difendermi, altro non potevo fare che subire le umiliazioni e ritornarmene a casa avvilito.
Il tutto andò avanti per circa un paio d’anni, poi ricordo che, così come erano iniziati, all’improvviso gli episodi di bullismo terminarono. Semplicemente, durante l’ultimo anno delle scuole medie, un giorno in cui li incontrai di nuovo, i bulli non mi guardarono, mi ignorarono. Avevo smesso di essere interessante per il loro divertimento, adesso i loro pensieri , interessi, fluivano evidentemente ad altro.
Anche se gli episodi di bullismo erano finiti, in me era rimasta una ferita aperta che non sarei più riuscito a rimarginare per molti anni a venire. Dentro di me, da una parte mi vergognavo per non essere riuscito a reagire, per non essere mai riuscito a difendermi dagli attacchi che avevo ricevuto dai bulli, dall’altra parte covavo anche rancore verso i bulli, volevo vendicarmi ma non sapevo come svolgere questa azione, anche se immaginavo scene ad occhi aperti, sogni di rabbia guidati dai miei pensieri. Continuavo con insistenza a rimanere fermo su questi pensieri, li rielaboravo senza sosta, e anche se non ne ero pienamente consapevole essi condizionavano negativamente il mio comportamento e le mie scelte.
Fu così che smisi di fidarmi delle altre persone e mi chiusi in me stesso, restando da solo con i miei pensieri di rivincita. Anche se gli anni passavano e l’esperienza del bullismo ormai era lontana nel tempo, continuavo a rimanere ancorato al desiderio di riscattarmi e trovare così una riparazione ai torti che avevo vissuto. Smisi di apprezzarmi così com’ero, persi la stima in me stesso e andai affannosamente alla ricerca di possibili soluzioni che mai si sarebbero potute concretizzare, soprattutto perché irrazionali e anche troppo vaghe. La rimuginazione di questi pensieri mi teneva prigioniero di una perenne indecisione, non capivo cosa volevo fare nella vita.
Ad un certo punto, alle soglie dei trent’anni, dopo l’ennesimo insuccesso di uno di questi propositi irrealizzabili, capii che avevo bisogno di essere aiutato e fu così che mi rivolsi a Nadia ( psicoterapeuta) . Con lei ho portato avanti un percorso di psicoterapia che per me ha rappresentato una rinascita, sono riuscito a rivedere me stesso e il mio passato con occhi nuovi, libero dai sensi di colpa e dai pensieri di rivincita che avevano offuscato tutto il quadro della mia vita come una nebbia.
Se oggi sono riuscito a chiudere la ferita che il bullismo mi aveva aperto lo devo all’aiuto che ho ricevuto dalla psicoterapia, da solo non ce l’avrei mai fatta.
Ai ragazzi e alle ragazze che oggi si trovano a vivere esperienze di bullismo come le ho vissute io, prima di tutto voglio scrivere che questo non succede perché c’è qualcosa di voi che non va bene. Voi non siete inadeguati come i bulli vogliono che vi sentiate, avete delle potenzialità tutte da scoprire. Non siete solo dei bullizzati, siete molto di più e avete la possibilità di fare nella vostra vita mille altre esperienze diverse da quelle che hanno a che fare con il bullismo.
Voglio anche scrivervi che non siete soli, potete sempre rivolgervi a qualcuno per parlare dei vostri problemi e questo non è un segno di debolezza, anzi è un segno di forza perché so bene quanto sia difficile superare la resistenza a chiedere aiuto.
Se riuscite a farlo, è perché dentro di voi avete avuto la forza di superare questa resistenza. Io ho chiesto aiuto alla mia psicoterapeuta, a Nadia, e questo è stato il gesto che mi ha permesso di superare il dolore lasciato dentro di me dal bullismo.
Se anche voi avete la possibilità di rivolgervi ad uno psicoterapeuta, perché è presente nella vostra scuola o perché parlandone con altre persone avete modo di trovare questa possibilità, vi consiglio di tutto cuore di contattarlo e di parlare con lui dei vostri problemi, sono sicuro che vi sarà di aiuto così come ha aiutato me.