Gli attacchi di panico sono definiti come il disturbo patologico più frequente al mondo. Questa la decisione stabile e vincolante che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha adottato nell’anno 2000.
Gli attacchi di panico possono colpire in qualunque momento, dovunque e senza preavviso.
Durante l’attacco di panico, il bisogno percepito è che tutto cessi il più velocemente possibile. Questo pensiero (costrutto) diventa pervasivo, assoluto, minaccioso e costellatorio, tanto da travolgere ogni tentativo di riprendere il controllo di se stessi e delle proprie reazioni.
Poi, improvvisamente, tutto finisce, lasciando solo devastazione. Il “terremoto psicologico” è passato dopo aver abbattuto controllo, volontà e forza. Corpo e mente sono sfiniti a fronte di un’esperienza percepita come sconvolgente.
Chi soffre di attacchi di panico ha la preoccupazione che insorgano reazioni organico-emotive esagerate, che una condizione di paura estrema può provocare. Le reazioni psicofisiologiche dell’organismo che avvengono in queste situazioni sono tuttavia funzionali, oltre che tipiche del proprio organismo in stato di allerta e di pericolo percepito, esternamente o internamente.
Lo stimolo fisico percepito diventa così una minaccia iniziale. Se la persona si lascia sottomettere dal terrore, permette che il proprio corpo e la propria mente esprimano la paura senza che ve ne sia il controllo.
La persona, in questo caso, ostacola la paura percepita, e lo fa in maniera disfunzionale, trasformandola quindi in un attacco di panico: il cuore inizia a battere ad un ritmo insostenibile, la sudorazione aumenta, il corpo diventa elettrizzato, compare un senso di vertigine, ci si blocca.
Elemento imprescindibile per la formulazione della diagnosi è la durata dell’episodio, che nel caso dell’attacco di panico non dev’essere superiore a pochi minuti. Diversamente, infatti, si tratta di condizioni dissimili, come ad esempio ansia generalizzata o fobia circoscritta.
Il disturbo da panico fa parte del filone diagnostico del disturbo d’ansia. Le sue manifestazioni vengono classificate in: attese/situazionali o inaspettate.
Nel caso degli attacchi di panico attesi o situazionali vi è un evidente elemento scatenante al momento del verificarsi dell’avvenimento. Può quindi presentarsi una situazione in conseguenza della quale la persona attiva involontariamente questa modalità di risposta. Alcuni pazienti mi riportano narrazioni di quando guidano in autostrada o di quando entrano nei tunnel o percorrono le strade sopraelevate, etc.
Gli attacchi di panico inaspettati, invece, sono quelli in cui non vi sono evidenti elementi scatenanti al momento del verificarsi dell’evento. L’attacco sembra scatenarsi di punto in bianco, come ad esempio quando la persona si sta rilassando, oppure quando si sta svegliando dal sonno (attacchi di panico notturni).
La caratteristica principale dell’attacco di panico è la comparsa improvvisa di paura o disagi intensi che raggiunge il picco massimo in pochi minuti, periodo durante il quale si verificano almeno quattro dei qui esposti sintomi fisici o cognitivi ( ultimi due) :
- Palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia
- Sudorazione
- Tremori fini o a grandi scosse
- Dispnea o sensazioni di soffocamento
- Sensazione di asfissia
- Dolore o fastidio al petto
- Nausea o disturbi addominali
- Sensazione di vertigine, di instabilità, di “testa leggera” o di svenimento
- Brividi o vampate di calore
- Parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio)
- Derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi)
- Paura di perdere il controllo o di “impazzire”
- Paura di morire
Gli attacchi di panico possono verificarsi nel contesto di qualsiasi disturbo mentale, ma anche nel caso di alcune condizioni mediche la cui maggior parte non soddisfa i criteri per il disturbo da panico. Per formulare una diagnosi, e perché questa possa considerarsi tale, bisogna quindi rivolgersi a un professionista, evitando possibilmente l’opinione del dottor Google!
La paura è una parte fondamentale della nostra natura, del nostro essere umani.
Si è giunti a parlare della patologia da panico solo da qualche decennio. Essa veniva dapprima considerata all’interno della diagnosi di patologie mentali quali la nevrosi e la psicosi. Quando si è cominciato a elaborare all’interno della psicologia clinica e della psichiatria una classificazione maggiormente diversificata e precisa delle patologie psicologiche e comportamentali, si è compreso che il disturbo da panico è una patologia autonoma, a se stante. Essa è sicuramente collegata ad altre forme morbose, di cui spesso però è causa, oltre che effetto sintomatico acuto.
Le discipline cliniche hanno reso degna di lode la percezione e l’emozione che sottende a tale evento, ovvero la paura. Le hanno quindi riconosciuto il ruolo che le spetta, vale a dire quello di diffondere sintomatologie organiche-cognitive-emotive, in modo fondamentale e di regolare l’equilibrio e lo squilibrio della persona.
Quando non viene trattato, il disturbo da panico si ripercuote pesantemente sulla qualità della vita, perché può arrivare a far scatenare altre paure e disturbi mentali, creando così problemi a lavoro o a scuola, intaccando il normale equilibrio affettivo-sessuale, fino anche all’isolamento sociale. In alcuni casi la paura prende il sopravvento sul quotidiano, tanto da portare la persona a non riuscire più ad uscire di casa.
La paura di recidive può portare il soggetto a evitare di frequentare i posti in cui talune situazioni si siano verificate, oppure a smettere di guidare la macchina, etc.
Il disturbo da panico è diventato ora sempre più rilevante, sia nell’ambito della terapia, sia della ricerca, fino alla divulgazione nel 2000 da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità della sua classificazione come la più ripetuta patologia psicologica. Questo disturbo è stato quindi riconosciuto al top delle sofferenze che affliggono gli esseri umani. Di conseguenza, hanno iniziato a fiorire promettenti trattamenti psichiatrici e psicologici.
Nello specifico, un percorso psicoterapeutico adeguato aiuta a comprendere come affrontare la paura in modo appropriato al contesto. La persona è accompagnata a conoscere se stessa in profondità, fino a costruire nuovi modi di affrontare la situazione, così da poter sviluppare un proprio equilibrio di fronte l’evento.
Dott.ssa Nadia Bonato
Riferimenti e bibliografia:
- American Psichiatric Association (APA) (1994). Diagnostic and Statistical Manual of MentalDisorders, Revised, 4th edn, Washington, DC: American Psychiatric Association.
- OMS (2000). Management of MentalDisorders. Cambridge University Press, Cambridge.
- American PsychiatricAssocation (APA) (2014), DSM V. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali,quinta edizione. Raffaello Cortina .