ANSIA: è come trovarsi in balia di uno tsunami.

ANSIA: è come trovarsi in balia di uno tsunami.

ANSIA: cinque lettere, che prese singolarmente, non sono altro che parte dell’alfabeto… ma unite tra loro, creano in me questa parola devastante. Questo termine raffigura nella sua totalità l’effetto che ho subito nella mia mente/corpo. È stato come trovarsi in balia di uno tsunami al quale non ero e non sono
preparata.
Quando per giorni si vivono situazione di maltempo, il telegiornale avvisa la popolazione dei possibili danni ai quali dovremmo far fronte; chiudono le scuole, consigliano di non avvicinarsi a determinati luoghi, la protezione civile, la polizia.. si mobilitano per monitorare l’eventuale insorgenza di problematiche. Una serie di accorgimenti messi in atto per tutelare il cittadino.


Quando descrivo la mia ansia e il mio tsunami… m’immagino distesa in spiaggia, felice e rilassata, qualche nuvola nel cielo, il mare apparentemente disteso, qualche onda s’infrange sugli scogli, un sole
caldo e poi BOOOOMMM… all’improvviso, senza un apparente motivo, il cielo s’incupisce, il mare inizia ad agitarsi violentemente, il vento con la sua potenza spazza via tutto ciò che lo circonda.
Frettolosamente avverto l’avvicinarsi di una catastrofe; sono bloccata, nemmeno il tempo e la forza di raccogliere le mie cose che BAAAMMMM, vengo sommersa da questa onda gigante, prepotente, immensa e senza fine. Devasta tutto!

Non ho la forza di reagire a questa potenza, ci provo e ci riprovo, ma vengo scagliata ovunque, non riesco ad opporre resistenza, sopravvivo all’annegamento ma inghiotto molta acqua, troppa.


Inerme mi lascio trascinare dalle onde e da tutto ciò che mi scalfisce; sono distrutta, il mio corpo è segnato da molti lividi, la mia mente ha perso la razionalità e lucidità…chiudo gli occhi e mi lascio andare. Lo tsunami passa e mi ritrovo spiaggiata in un’isola sconosciuta, dove il nulla regna sovrano, solo tanti alberi che portano all’ingresso di una foresta buia. Ci siamo io, visibilmente intaccata nel corpo e nell’anima, l’isola e niente più; mi ripeto con voce fioca che dovrò sopravvivere, da dove comincio?

Tutto ciò che avevo l’ho perso , sono in una situazione ignota. Vengo assalita da innumerevoli domande ma una rimbomba nella mia testa rispetto ad altre: “E ora che faccio?
Questa è la descrizione della mia ansia, l’ho sempre definita come una forza esterna, una forza negativa, ingombrante, scomoda, pronta a farsi spazio dentro di me senza nessuna richiesta d’invito.
L’ho dissociata da me per molti anni convincendomi che, non dandole ascolto sarebbe svanita; invece, nel corso del tempo, molto lentamente è cresciuta al mio interno…come quando si è in gravidanza, ma una gravidanza indesiderata…. ho partorito una seconda me.
L’ho vista nascere, l’ho tenuta tra le mani, l’ho coccolata, l’ho incolpata, l’ho nutrita di ostilità..e intanto lei è cresciuta, ora è grande molto più di me.
È mutata molto velocemente, perché io giornalmente l’ho annaffiata di emozioni riprovevoli e di una forza incredibile, sembra una malattia.

Ora, condivido la mia vita con il mio alter ego, non la volevo, come citato sopra, ma ora che c’è, in qualche modo devo stringere un’alleanza.


In questo la psicoterapia mi sta aiutando a creare una coalizione con l’altra me; una fusione dei due elementi, senza che una intacchi l’altra. Sto scoprendo che l’ansia è una emozione e non una malattia. Questo mi destabilizza, perché significa che spetta a me fare dei passi, poi comprendo invece che li faccio con la psicoterapeuta, però a me lascia le scelte, mi invita a sperimentare, provare, parlarne con lei… l’ansia così prende sembianza diverse, alcune volte diventa una forza positiva, posso permettermi di scoprire qualcosa di nuovo, che davo per scontato.

Vicino a me… non occorre andare in luoghi lontani per vivere liberamente, lo si può fare benissimo nel luogo dove si è nati, vissuti, cresciuti.

Non nego che ancora l’ansia prenda il sopravvento, il mio percorso psicoterapeutico sta proseguendo e io piano piano sto conoscendo altro di me e del mondo che prima non vedevo, non sentivo… sentire solo il proprio dolore, paradossalmente, diventa una abitudine, parlarne con un esperto permette di sentire ( cosa senti? Cosa provi? Esci confusa dalla seduta? Per un po’ i tuoi pensieri si acquietano? Prendono altre forme?

La paura è la tua unica amica o stai scoprendo che esistono persone fisiche, reali, che possono essere tue amiche? Io posso essere mia amica? È da qui che è partita la terapia Io posso essere mia amica? Entrare dentro di me con un altro vestito…