L’umiltà è un atteggiamento che pone l’uomo in una situazione più stabile per vedere e osservare gli avvenimenti che lo circondano.
Attraverso l’umiltà riusciamo a percepire, nella propria soggettività, tutti i sentimenti e i pensieri che può provare a esprimere una persona. Con l’umiltà quindi si vede e si sente il mondo in modo “distaccato”, cioè senza pregiudizi che possano condizionare il nostro pensiero su un fatto o una persona.
L’umiltà è la base della compassione, cioè percepire l’altro attraverso il suo sguardo e continuare ad avere il proprio, senza pregiudizi e giudizi che creano gabbie dorate e che ci mantengano lontani dall’altro. In questo modo, una volta che abbiamo ottenuto una visione chiara e oggettiva nella sua soggettività, possiamo intervenire con la nostra esperienza per provare a stare vicino e sentire l’altro.
L’umiltà è fondamentale nell’elaborazione del lutto, perché in un certo modo ci permette di vedere l’uomo, con la sua esistenza effimera, nel suo senso più interiore, a 360 gradi; riusciamo a capire oppure no il senso della vita. È d’obbligo capire la vita o viverla? La posso vivere se accetto che esiste anche il suo contrario, la morte.
Arriviamo a vedere l’essere umano con gli occhi esterni al mondo e all’universo, come un puntino messo in un luogo, con un compito a noi nascosto.
Esiste un compito? Chissà… È qui che si pone a se stessi la domanda: che cos’è la vita? Qual è il suo senso? È una domanda cui non c’è una risposta, o forse è semplicemente diversa in ognuno di noi. Forse fa parte della nostra esperienza, della nostra cultura, della nostra intelligenza e capacità di comprensione.
Tutte le vite hanno un senso, perché dal momento in cui nasciamo, possiamo dire con certezza che qualcuno (per chi crede in Dio), qualcosa (anche il destino o il fato) ci ha voluto lì apposta. Oppure, per assurdo e anche no, può essere che non sia nulla di tutto questo… Eppure siamo qui.
Penso che un potere enorme sia espresso con la arroganza, quell’atteggiamento di superiorità verso la vita, la morte, verso gli altri, verso il mondo… la trovo dannosa al pensiero flessibile e aperto, è il motivo principale di tutti i conflitti fin dalla sua nascita. Il senso di superiorità è alla base dell’“interesse proprio di ognuno”, chiamata anche egoismo. Gli animali, compreso l’uomo, sono nati per sopravvivere, ma una volta ottenuta la sopravvivenza, non si accontentano mai. Essi, infatti, hanno bisogno sempre di più e sempre di meglio. Ciò porta al desiderio sfrenato di superiorità e, una volta ottenuta, a quello di mantenere questa superiorità sugli altri. È qui che nasce il problema del “sentirsi superiori”.
Quando accadono degli eventi che minano questa “superiorità”, ci si sente spaesati e non si riesce ad accettare di non essere più quelle persone potenti e stabili che eravamo prima. Forse per risolvere a questo dilemma, basterebbe ricorrere all’umiltà, una virtù che va a braccetto con la saggezza e l’accettazione…
Francesco, 2001